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Internet in montagna: è ora!

Sì, parliamone. Quanto dovremo aspettare perchè amministratori e politici si accordino per portarcela ?
Ho incominciato a praticare internet nel 1994: allora non c'erano ancora punti di accesso a Reggio, non c'erano browser grafici. Non 'era nulla: solo un tam tam che girava tra smanettoni e poche riviste. Così feci abbonamento con Galactica, su Milano, uno dei provider storici dell'internet italiana. A Reggio arrivò l'anno dopo, con il punto di accesso dell'Università.

Nei giorni scorsi (leggo da L'informazione del 5 settembre) Fausto Giovannelli ha esposto il suo punto di vista e il suo impegno a riguardo, in risposta ad una richiesta dei consiglieri di minoranza della Comunità montana. In sintesi Giovannelli dice che, come residente del Parco, è pronto a fare la sua parte, a promuovere/sollecitare l'impegno di altri enti - in primis l'amministrazione provinciale e Comunità montana - affinchè le cose procedano. Ed inoltre che investire nella banda larga in montagna, costa incommensurabilmente meno che qualche chilometro di strada, e che l'importanza di questa via di comunicazione - internet appunto - è equiparabile al collegamento fisico costituito dalle vie di accesso fisico e terrestre. Bene. Tutto condivisibile.

Ma aggiungiamo qualche informazione. In Italia, grazie al "monopolio telefonico", Telecom ha smesso da tempo di investire nella dotazione di banda larga per aree ritenute non profittevoli: è chiaro che il problema non è il "poco profittevole" ma l'essere monopolista. Bene, da diversi anni si è concretizzata la possibilità di connettere aree geografiche non via cavo, ma "senza cavo", wireless. Non solo, in anni più recenti, la tecnologia wi-fi è cresciuta e da poche centinaia di metri, è arrivata al wi-max: cioè la possibilità di stabilire ponti "radio" da decine di chilometri. Qualche mese fa, un gruppo di ricercatori torinesi ha trasmesso dal Monviso al Cimone - 350 km - con apparecchiature da quattro soldi ... e tanto Linux e software open source.

Ora, è bene sapere che in Italia abbiamo perso circa 4/5 anni nello sviluppo del wi-fi e del wi-max. Perche? Indovinate. Perchè il Miinistero delle telecomunicazioni (si fa per dire ...) doveva trattare col ministero della Difesa l'acquisto delle frequenze.
Cioè, siamo sempre al collo di bottiglia costituito dal "sistema paese", dal sistema "politico", ditelo come volete (per quanto mi riguarda non appartengo a nessuna frazione, corrente, partito, e coalizione di centro-sinistra o di centro-destra).

Quindi, che dire? Tecnicamente la possibilità di portare la banda larga in ogni comune montano esiste, e non da adesso; che, a quanto scritto da "La stampa", già tutte le pubbliche amministrazioni (intese come comuni e altri enti) della montagna in Emilia Romagna sono già connessi con la banda larga. Non così le gente: Internet in montagna non esiste. E non facciamone, per favore, una questione di "digital divide", cioè di discriminazione digitale (i soliti pistolotti moralistico-ideologici): è solo un banale fatto di funzionamento "a basso livello" della pubblica amministrazione: esattamente come le lampade che si spengono e restano pente per mesi, nelle gallerie della 63 e qualche sindaco "protesta", "dichiara", ma lasciamo in vita enti come l'Anas, da chiudere subito, come Alitalia.

Allora, ragazzi che state in montagna, voi, più grandi, che in montagna ci lavorate, e non potete scaricare un progetto, un
documento, state in campana, datevi da fare. Il futuro, vostro e della montagna, passa molto da internet, più ancora che dal famoso Parco.

Willer Barbieri