7 - Il professor Umberto Monti


IL PROFESSOR  MONTI

Sul prof. Umberto Monti, nativo di Cervarolo, insigne studioso di Letteratura italiana, responsabile della Biblioteca dell'Università di Genova, forbito oratore, valente poeta e scrittore, ci sarebbe da scrivere un intero volume.
I  suoi articoli, le sue conferenze, le sue numerosissime monografie di vario soggetto e, in special modo, la limpida purezza della sua originale poesia ci rivelano che il nostro personaggio è stato un autentico artista ed uno dei più eletti seguaci della Scuola Pascoliana.
Ma il grande amore per i suoi luoghi d'origine dette forza ed espressività a numerosi scritti, volti a rendere più cara e più nota la nostra montagna. Egli ha cantato i luoghi più significativi del nostro appennino: il Dolo e l'Ozola, Villa Minozzo, il suo "villaggio" Cervarolo, "Civago ai piedi dell'Alpe e del diruto Ravino", la Torre dell'Amorotto e poi S. Pellegrino in Alpe, La Sagra delle Forbici, II Cusna, Bismantova, Canossa, Selva Piana, Carpinetì, Toano, il Monte Ventasse, Ospedaletto, Ligonchio, Piolo e ancora una lunghissima teoria d'argomenti e soggetti da riempire pagine e pagine.
II continuo interessamento del Prof. Monti per i problemi dell'Appennino reggiano e gli sforzi da lui fatti per avviarne la soluzione gli hanno meritato, a buon diritto, l'appellativo di "Pioniere dell'Appennino Reggiano".
E se oggi tutti i Comuni della più elevata fascia appenninica, in particolare quello estesissimo di Villa Minozzo, sono allacciati dalla strada carrozzabile, se l'arteria delle Forbici è finalmente giunta a Civago, nel punto estremo dell'Alta Valle del Dolo, pensiamo che una parte non piccola di merito vada anche ad Umberto Monti che per decenni lottò, scrisse, parlò, visitò le più remote borgate, difese con coraggio le soluzioni caldeggiate anche davanti agli scettici ed ai denigratori.
La stessa Sagra del Passo delle Forbici, iniziata nel lontano 1924 e continuata per molti anni (nel 1933 alla Sagra fu associata la commemorazione del Pascoli e la stessa sorella del Poeta, Mariù, fu più volte presente alla manifestazione), in fondo non era che un mezzo per interessare l'opinione pubblica alla necessità dell'apertura di una rotabile tra la Valle del Dolo e la Garfagnana.
A proposito della "Strada delle Forbici", il Monti scrisse questo struggente sonetto che inserì nella raccolta "ULTIMO APPRODO" (1957).

L' ADDIO DI UN POETA

Agli amici

"Quando non sarò più, non mi cercate
in quelle poche pagine che scrissi,
dove riconoscente benedissi
le creature buone che ho incontrate.

Cercatemi in Civago e in Cervarolo
lungo la strada che sognai bambino,
sopra le rocce del sonante Dolo.

E là mi troverete, pellegrino
senza bordone, col mio sogno solo:
in quella strada è tutto il mio destino"

LA SAGRA DELLE FORBICI

A partire dalla prima domenica d'agosto del 1924, le popolazioni del nostro appennino Tosco-Emiliano iniziarono a salire sul Passo delle Forbici per invocare dalla Regina delle Alpi, che aveva in quei paraggi, nel lontano medioevo, Chiesa ed Ospizio, la benedizione sopra le loro terre, le loro case, il loro bestiame, le loro fatiche.
Verso la fine degli anni'30 - erano appena trascorsi 16 anni - la leggenda inizia a spuntare, a diffondersi, a compiacersi di dare all'evento una remota antichità. Toccò al prof. Monti ascoltare, presso il Casone di Profecchia, da un vecchio garfagnino, l'origine di quella Sagra.
Sul Passo delle Forbici, diceva costui ad un gruppo di persone che lo ascoltavano interessati, si radunavano, sin dai tempi più antichi, i pastori dell'uno e dell'altro versante. Lassù intrecciavano danze, si scambiavano doni e preparavano le nozze dei loro figlioli. Oggi quel rito è diventato cristiano e le popolazioni vi salgono per onorare la Madonna.
Se fatti così ravvicinati venivano in tal modo travisati e trasformati, com'è possibile - si chiedeva incredulo il nostro Monti - conoscere la verità su avvenimenti di molto più antichi? Non è semplice dare una risposta a questo interrogativo. Forse si era spinti a tanto dal bisogno di proiettare in un lontano passato l'esistenza di queste cerimonie per contornarle di poesia e di mistero.

Fissiamo, comunque, alcune date significative di questa manifestazione:
24.8. 1924 - rimo Convegno con Messa all'aperto. Scopo della manifestazione l'apertura (anzi il ripristino) della strada delle Forbici che resta ancora oggi un pio desiderio.
29.8.1926 - naugurazione della Cappella e della modesta rotabile che collega il Casone di Profecchia con l'Abetina Reale.
3.8.1933 - naugurazione del quadro rappresentante nostra signora delle Alpi, dipinto dalla pittrice lucchese Anita Martini, che seguì in tutto e per tutto la descrizione lasciata da Giovanni Pascoli. Data, quindi, l'origine pascoliana del quadro, si pensò di associare il nome del poeta a questa Sagra Alpestre. Gli oratori che si avvicendarono nelle diverse cerimonie furono:

- il Prof. Gabriele  Briganti nel 1933;
- il Prof. Cesare  Biondi nel 1934;
- il Prof. Arrigo  Fugazzanel 1935;
- il Prof. Giuseppe Lipparini nel 1936.


Dall'anno 1933 sale a questa Sagra di umili pastori la sorella del Poeta: Mariù Pascoli, la quale smise di farlo solo quando venne a mancare.
Nel 1936 si aggiunse un nuovo rito che accrebbe il valore simbolico e suggestivo della festa per aderire ad un voto del poeta. Egli aveva sempre auspicato che dinnanzi alla sua Madonna ardesse una lampada formata da un reggicoppa in ferro battuto, sostenuto da una triplice catena che porta iscritta intorno alla fascia il verso pascoliano: "io sono una lampada che arde soave".
Durante la Seconda Guerra Mondiale gli incontri pascoliani al Passo delle Forbici si interruppero. Negli anni '50 la Sagra fu ripristinata per qualche anno, finché, agli inizi degli anni '60, si mise inspiegabilmente fine a dette celebrazioni. Alle genti di Civago e di Castiglione di Garfagnana chiediamo: non ritenete che sarebbe moralmente urgente dare nuova vita - in modo continuativo - alla Sagra delle Forbici?
Essa era la Sagra più alta che si celebrasse in Italia con tanto concorso di popolo, tra le due maggiori vette dell'appennino settentrionale: il Cimone ed il Cusna, dinnanzi allo scenario delle Apuane a ponente, separate dalla profonda valle del Serchio, in un paesaggio superbo.