Pascoli, armenti e antichi abitati della montagna appenninica

Nei secoli andati possedere un pascolo, avere diritti su un bosco, essere autorizzati ad alimentare le proprie greggi in un determinato luogo erano vantaggi non di poco conto. Spesso per questo nascevano liti e scontri tra gli abitati montani con conseguenze serie e cruente. Ne "Le Montagne del Duca" (Reggio Em., 1998) leggiamo le vicende riportate a proposito della valle dei Porci, luogo sito in alta vai Dolo e, al tempo del Duca confine tra Toscana ed Emilia (Lombardia) o tra ambiente tirrenico e pianura Padana.
I più antichi documenti sulla diatriba risalgono al 1450, nel 1451 Borso investe la comunità di Soraggio del diritto di pascolo nell'alto Dolo. Cesare nel 1607 conferma il privilegio, chiedendo in cambio un orso da portarsi vivo a Modena (tributo che pare essere rimasto sulla carta). Dispute e dispetti cruenti non mancano, anche perché non c'è accordo unanime sul nome dei luoghi che fungono da punti di riferimento. La prima descrizione accurata dei confini è dell'ottobre 1614. Soprattutto i gazzanesi non rispettano i limiti togliendo spesso i termini e predando il bestiame della parte avversa. Si arriva così al 1709, anno in cui, nel giorno 3 di giugno, si tiene una causa in tribunale per delimitare il territorio. Il compito viene dato ad un perito modenese assai disonesto e corrotto: Gherardo Boccaba-dati. Egli stende un rapporto che, però, nel 1715 viene dichiarato nullo dal Consiglio di giustizia, affidando al matematico di corte Domenico Corradi la nuova perizia. Risse e liti, con relative razie di animali, vedono i gazzanesi scatenarsi contro gli abitanti di Soraggio, tanto che (quattro anni dopo) quest'ultimi chiedono al duca di investirli dei pascoli della Valle dei Porci, ottenendone il beneficio. Le dispute continuano nei successivi decenni, attenuando la loro cruenza, ma mantenendo il problema dei confini ancora vivis-simo tanto che, nel giugno 1826, il Governatore reggiano Ippolito Malaguzzi domanda al podestà di Villaminozzo "chi siano i veri possessori del bosco della Valle dei Porci, nella parrocchia di Civago, onde conoscere se questi appartengano a pubblica amministrazione o a privati". Il podestà risponde l'8 successivo dicendo "che i veri possessori del bosco - la Valle dei Porci - in Civago sono gli uomini delle frazioni di Gazzano, Civago e Cerredolo quanto ad un terzo come proprio e quanto agli altri due terzi quelli livellari della regia ducal Camera".
Nel luglio del 1827 una notificazione dello stesso Malaguzzi, riporta: "Volendo S.A.R. togliere ogni adito, o pretesto di errore agli abitanti della parte montuosa di questa provincia, dove trovan-si boschi di ragione Sovrana, onde non si facciano a violarne i pascoli, o in altro modo attentare alla proprietà ha ordinato che sieno segnati in modo ben visibile i confini col piantare dei termini di tratto in tratto sui punti principali, che indichino a chiunque l'appartenza del bosco. Dietro il quale provvedimento non rimanendo più alcuna scusa a quelli che si facessero lecito di abusarne...". Chi sgarra deve pagare multe salate: 3 lire per animali di taglia grossa e 1 per quelli piccoli. Vista l'importanza forestale del sito, gli Estensi stazionano qui tre guardaboschi, nominati dai primi mesi del 1827.
Nel 1830 è il podestà di Villa Minozzo, che informa il suo Governatore sul problema dei con-
fini nella Valle. L'autorità locale sottolinea la necessità di una soluzione definitiva, in modo da "ovviare in primo luogo a simili ed ulteriori inconveninti come ad assicurare la quiete agli abitanti' e anche per stabilire quali pascoli devono rimanere disponibili per le frazioni limitrofe.
Occorre sottolineare bene che situazioni come questa, non sono casi rari o eccezioni sporadiche, anzi. Molti borghi litigano con i vicini per pascoli e boschi e spesso lo fanno da tempi immemorabili. Le dispute interessano ogni diverso grado amministrativo delle comunitù. Ad esempio ricordiamo tra provincie diverse questa di Gazzano e Soraggio; tra Stati esteri (famosa resta quella fra Rocca Cometa della Legazione bolognese e Fanano per il Monte della Riva, L'indiviso); tra ville o frazioni di uno stesso comune come quella, modesta, che interessa Bastia, Baccana e lo stesso capoluogo Licciana circa l'uso di un bosco, oppure Bondolo e Costa de Grassi (di Castelnovo ne' Monti) per il Monte Rosso e tante altre rimaste nella memoria dei vecchi montanari.

(fonte Reggiostoria n. 83 1999)