Il buondì

Il mattino del 1° gennaio i bambini si alzavano di buon ora per recarsi in ogni casa ad augurare il “buon anno”.

Quest’augurio era atteso da tutte le famiglie perché di buon auspicio, e dopo aver ascoltato in silenzio l’augurio dialettale recitato in coro dai bambini offrivano loro castagne, frutti, biscotti e se erano fortunati qualche caramella.

In Asta si diceva così:

“Bundì e bun ann fadm e bundal anch pre ‘st’ann e fadml ben ch’ a turn anch’ l’ann ‘quen”
(Buondì e buon anno fatemi un dono anche per quest’anno, e fatemelo bene perché tornerò anche l’anno che viene)

A Frassinoro si recitava:

“Bundì e bun ann fadm la buna mana anch pre st’ann”
(Buondì e buon anno e fatemi un dono anche quest’anno)

A Civago si recitava questa tiritera:

“Bundì a güzz a güzz s’an m’in dad av pisc in t’l’usc”
(Buongiorno freddo pungente se non me ne date (di doni) vi piscio sull'uscio)