Maschere e travestimenti

I “mascr”

Il giorno del martedì grasso, ogni famiglia del paese preparava le tipiche frittelle di carnevale, con lo scopo di offrirle a tutti coloro che, mascherati a dovere, si recavano nella casa, ove eseguivano un ballo, accompagnati da una fisarmonica.

I proprietari dell’abitazione visitata dovevano cercare di indovinare chi si nascondeva sotto la maschera, senza che questi parlassero e, solo quando riuscivano riocnoscerli, i “mascr” si toglievano il travestimento (in caso contrario uscivano dalla casa in silenzio). Dopo aver mangiato e bevuto si rimascheravano e proseguivano verso un’altra abitazione.

Befana

La notte della befana veniva allietata con un rituale diverso a quello a cui sono abituati i bambini di oggi.
Un gruppetto di persone si preparava infatti a cantare la befana: due di loro si travestivano da Befana e Befanotto e, accompagnati dai suonatori, si recavano presso le case del paese.
Arrivati alla prima abitazione, dopo aver bussato, il gruppo mascherato intonava il tipico motivo della befana, canzonando il comportamento e le abitudini degli ospitanti.
Se il canto era gradito, Befana e musicisti venivano invitati ad entrare in casa, dove li attendevano dolci e liquori. Dopo aver mangiato e bevuto la compagnia della Befana usciva, seguita dalla famiglia che li aveva appena accolti ed in questo modo proseguivano visitando tutte le case. Alla fine della serata si riunivano tutti nell’edificio più grande del paese, per l’ultimo brindisi e per scoprire chi si nascondeva sotto la maschera della Befana.

Befana 1971 - Gazzano

Strofe d’arrivo

Nella notte fredda e nera

come già nell’era antica
la befana gente amica
porta auguri e buona sera

La befana è ritornata
Per sentier scoscesi e duri
A portar gioia ed auguri
Come in epoca passata

Nella notte silenziosa
Ritornata è la befana
Come in epoca lontana
Vecchierella ancor festosa

Non la macchina o cammello
La befana con fatica
Qui ritorna gente amica
Col suo vecchio somarello

Ormai stanca e affaticata
Col suo asino nostrano
Anche al centro di Gazzano
La befana è arrivata

Strofe cantate a casa di Ettore

Dalla steppa sconfinata
Sopra fango, ghiacci e neve
Col suo passo lento e greve
La befana è ritornata

Un profumo pecorino
Ha fiutato nel passaggio
Buona Rita un po’ d’assaggio
Chiede a voi con del buon vino

Al pastor che ivi regna
La befana questa sera
Con la nuova primavera
Dar buon pascolo s’impegna

Tante scuse domandiamo
Se commesso abbiamo errore
Ringraziamo di buon cuore
Il cammino riprendiamo

Il ballo dei gobbi

Da Novellano, paese della prima rappresentazione, nel 1937, il ballo si sposta, l’inverno seguente, nella stalla del prete di Gazzano (allora ritrovo abituale), e rimane tra le tradizioni di questo paese.
Il ballo dei gobbi nasce come messinscena carnevalesca, dove quattro personaggi, mascherati da vecchi, appesantiti da una vistosa gobba e muniti di  bastone, danzano su di una tipica melodia, di un violino e di una chitarra ; rapidamente i quattro iniziano ad insultarsi ed il diverbio degenera in scontro fisico: calci nel sedere e bastonate sulla gobba di grande effetto.
Un momento particolare é quello in cui, in cerchio, si scambiano i cappelli: la difficoltà, oltre, naturalmente, a mantenere il ritmo della musica, consiste nel far in modo di riavere, alla fine, in testa il proprio ; sono assistiti, in questi passaggi, dal loro accompagnatore, il “mnûn”, che raccoglie i cappelli caduti.
Le rappresentazioni, anche se rare, sono state costanti da allora.