Introduzione
di Alessandro Gaspari
Raccogliere i vocaboli dialettali tipici di un luogo, sicuramente non è un'impresa del tutto facile non solo per il continuo evolversi della lingua, ma soprattutto a causa dell'infinità di parole una volta quotidianamente utilizzate ed ora sempre più in disuso.
"L'italianizzazione" del linguaggio infatti comporta inevitabilmente un minor uso di quei termini, che prima costituivano il principale mezzo comunicativo di agricoltori, boscaioli e contadini. Per costoro il dialetto era il linguaggio usato nella vita familiare ed in quella lavorativa, tant'è che a volte venivano pure creati specifici vocaboli inerenti al proprio mestiere.
Proprio tentando di evitare che questi scompaiano del tutto diventando fra pochi decenni termini totalmente sconosciuti, Claudio Gaspari ha raccolto una serie di termini del dialetto parlato a Civago, paese in comune di Villaminozzo. Questa ricerca si è principalmente basata sulla conoscenza diretta di anziani ci-vaghini nati nell'Ottocento, oggi non più in vita, che Claudio ha conosciuto e con i quali ha pure vissuto nei primi anni '60 a Civago, suo luogo d'origine.
Per quanto riguarda questo dialetto possiamo dire che risente di un certo legame con vocaboli e pronunce tipicamente toscane. Troverete elencati di seguito i vocaboli più "originali", cioè quelli che si scostano maggiormente dagli altri dialetti della nostra provincia e non troverete quindi termini che, prevalentemente per assonanza sono simili più o meno ovunque nel Reggiano o, addirittura, rimangono invariati dall'italiano come ad esempio fascina, frasca, paracqua.
Civago, vista la sua locazione all'estremità del nostro Appennino, è sempre stato molto legato, sia come tradizioni che come scambi di qualunque genere, più al versante toscano e alla Garfagnana che al versante reggiano. Se facciamo un confronto fra qualche vocabolo noteremo come alcuni siano tipici del dialetto civaghino e non compaiano nei dialetti dei paesi vicini nonostante distino solamente qualche chilometro: ad esempio il termine "ragazzina" che a Civago viene detta "guarzeta", nella vicina Val d'Asta viene detta "guastino", mentre la "siepe" che in Asta come pure a Reggio viene detta "seva", a Civago viene chiamata "chiosa". Bisogna accennare inoltre che nel dialetto civaghino, ma questo avviene per ogni altro vernacolo, gli articoli, le preposizioni, i pronomi subiscono delle variazioni per la realtà di cui stiamo qui parlando, ad esempio, "il sole" diventa "u sul" e "nel solaio" si trasforma in "in tu stree". Si riportano qui di seguito in ordine alfabetico alcuni dei vocaboli raccolti e la relativa spiegazione. (Alessandro Gaspari).
(Desidero ringraziare il professor Luciano Serra per avere seguito questo saggio con preziosi consigli lessicali - AG)
[Il testo è apparso su ReggioStoria n 91 - aprile-giugno 2001]