A un'amica d'infanzia (Metamorfosi) (*)

Signorina ricorda? Allor natura
largito non ti avea gli ultimi tocchi,
ma avevi una bellezza già sicura
pure se non la scorsero i tuoi occhi.

Ricorda signorina? Eri un’oscura
semplice bimba. Ti parevan sciocchi
gli usati vezzi che ogni donna cura
quando la preda vuol che all’amo abbocchi.

Aborrivi lo smalto ed il cinabro,
per tutto avevi un lazzo ed un sorriso,
grave menzogna mai  t’uscì dal labro.

Nel dolce sguardo riguardando fiso
pareva, tra un brillar vivido e glabro
scorgere l’alma e sovra un giglio inciso.

Tutti sapean di te tutti i misteri
e pur mai fu il tuo volto imporporato.
Passaron gli anni, crebbero i pensieri,
cambiaron i tempi, si scordò il passato.

Ed or purtroppo tu, bimba qual’eri
non sei restata e troppo hai svalutato,
credendoti più forte, i più severi
gravi imprevisti de l’umano Fato.

Or sei cresciuta. L’iride scintilla
ma d’una luce vacua, muta, strana.
Menzogna è il verbo che il tuo labbro stilla.

Ora sei grande, altezzosetta, arcana,
vai rotolando all’imo e sol t’assilla
biancovestir tua debolezza umana.


Bordo “Eugenio” Taranto  10/13.07.1944

("Sonetti")