Il cavaliere
Sempre ricorderò con nostalgiai bei tempi di Saba e di Carola;
i tempi che l'allegra compagnia
mi veniva a trovare e a fare scuola,
o a prenderla nel folto degli arbusti
sulla paglia o nel fien, secondo i gusti.
Quando di quelle capre ero padrone
si domava un puledro sul piazzale;
io ne seguii curioso la lezione
e dopo tanta scuola, è naturale,
volli di Saba far la mia cavalla
e lesto e presto la levai di stalla.
Quante volte saltandole in groppone
la sentivo sbuffare come un toro
ma a forza di pedate e di bastone
continuavo paziente il mio lavoro
e quante volte a conclusioni tratte
l'ho vista, per la via, perdere il latte.
A quei tempi, ricordo, mi era cara
la visita che Renzo mi faceva
nei boschi ombrosi di Fontanaorsara
portando sempre quello che poteva:
una cipolla da pizzar col sale,
un pezzo di salsiccia di maiale...
Un bel giorno arrivò più misterioso
del solito: "Quest'oggi è gran baldoria"
mi disse "certo, porto il più glorioso
bottino fatto nella nostra storia;
mi ha assicurato più di una bambina
di venir qui finita la dottrina".
Io mi credevo, ad essere sincero,
che venisse Rosetta solamente
e invece arriva Cadelponte intero
o almeno il fior fiore della sua gente.
Il fiore fior pensate, le più belle,
le più fresche aulentissime donzelle.
L'Edda si mette a guardia da una parte
e Liana ed Anna treman d'emozione;
la Rosetta consiglia, spiega l'arte
insegna la migliore posizione
e noi vicino a quelle giovinette
affiliamo le strane baionette.
Consideriamo il debole armamento
ma speriamo ugualmente farci onore;
e ci lanciamo nel combattimento
con tutto il nostro giovanile ardore
ma, ahimè, si sa, l'ardore dodicenne
è un debole pulcino senza penne.
Ma è tardi. Fischio a Saba e Saba giunge,
le salto in groppa e parto al gran galoppo:
ho un desiderio in cuore che mi punge,
un desiderio che mi pesa troppo:
Voglio gridare ai vecchi del mestiere:
"Anch'io son nominato cavaliere."