Senza famiglia (*)
- Versate ancora, prego. Ancora. Ho sete –
S’imperla il volto di sudor. Bisbiglia
Qualcuno e ride. – Che…? No, non credete;
son sano ancora. Piango per mia figlia. –
Uno m’empie il bicchier. Dice: - Bevete. –
Spumeggia il dolce vino di bottiglia.
Non vedo. Parlo. Dico: - Son, vedete,
oggi, fra tanti, anch’io senza famiglia.
- E niuma spoglia s’ebbe un solo bacio
Da me lontano e ignaro, e niuma croce
Di fiori s’ebbe un solo umile stelo. –
E bevo un sorso, e per un poco tacio.
Fuori sibila il vento. Ad alta voce
Brontola il tuono e poi lampeggia il cielo.
Ed io riprendo il mio parlar sommesso
- Morì mio padre ne la scorsa guerra.
Non fu sepolto all’ombra d’un cipresso.
Non gli fu dato un sol palmo di terra.
- Morì sul mar che, com’io pure adesso,
fu marinaio. – Forte si rinserra
nel pugno mio la coppa. Sento appresso
qualche singhiozzo. Il pugno si dissera.
Poi calmo parlo ancora lentamente
E gli altri ascoltan tutti silenziosi;
solo mugola un cane sulla porta.
- Era vecchia mia madre, ma sovente
Andava in barca e non temea i marosi
Che là c’era mio padre. Ed ora è morta.
- Morì una fosca sera di tempeste
E le sue spoglie andar con l’altre spoglie
Cui fur legate in vita. Poi… - Più mesta
Suona la voce mia, - morì mia moglie
- Morì quando la mia casa modesta
Fu bombardata. – Qui nel cuor si scioglie
Del pianto il nodo. – Ed or più che mi resta?
Resta mia figlia e Dio pur me la toglie.
Me la ricordo sopra la banchina
L’ultima volta che partii – La voce
Mi trema un poco. Tutt’attorno tace.
- Sperai di riveder quella bambina…..
E ho ritrovato una modesta croce –
Nemmeno v’era scritto: - DORME IN PACE -
Bordo “Garibaldi” Napoli 1 e 2/09/1944
("Sonetti")
S’imperla il volto di sudor. Bisbiglia
Qualcuno e ride. – Che…? No, non credete;
son sano ancora. Piango per mia figlia. –
Uno m’empie il bicchier. Dice: - Bevete. –
Spumeggia il dolce vino di bottiglia.
Non vedo. Parlo. Dico: - Son, vedete,
oggi, fra tanti, anch’io senza famiglia.
- E niuma spoglia s’ebbe un solo bacio
Da me lontano e ignaro, e niuma croce
Di fiori s’ebbe un solo umile stelo. –
E bevo un sorso, e per un poco tacio.
Fuori sibila il vento. Ad alta voce
Brontola il tuono e poi lampeggia il cielo.
Ed io riprendo il mio parlar sommesso
- Morì mio padre ne la scorsa guerra.
Non fu sepolto all’ombra d’un cipresso.
Non gli fu dato un sol palmo di terra.
- Morì sul mar che, com’io pure adesso,
fu marinaio. – Forte si rinserra
nel pugno mio la coppa. Sento appresso
qualche singhiozzo. Il pugno si dissera.
Poi calmo parlo ancora lentamente
E gli altri ascoltan tutti silenziosi;
solo mugola un cane sulla porta.
- Era vecchia mia madre, ma sovente
Andava in barca e non temea i marosi
Che là c’era mio padre. Ed ora è morta.
- Morì una fosca sera di tempeste
E le sue spoglie andar con l’altre spoglie
Cui fur legate in vita. Poi… - Più mesta
Suona la voce mia, - morì mia moglie
- Morì quando la mia casa modesta
Fu bombardata. – Qui nel cuor si scioglie
Del pianto il nodo. – Ed or più che mi resta?
Resta mia figlia e Dio pur me la toglie.
Me la ricordo sopra la banchina
L’ultima volta che partii – La voce
Mi trema un poco. Tutt’attorno tace.
- Sperai di riveder quella bambina…..
E ho ritrovato una modesta croce –
Nemmeno v’era scritto: - DORME IN PACE -
Bordo “Garibaldi” Napoli 1 e 2/09/1944
("Sonetti")