La parte in casa
Getto al vento il mio cuore ma fa nullatanto non è il monile che si adagia
con ogni cura in mezzo alla bambagia
del cofanetto chiuso nel comò.
Dunque: m'innamorai di una fanciulla...
e perciò diventai fesso e contento
ma già la barba mi spiumava il mento
quindi la cosa è seria anzichenò.
Era carina, con un petto in fuori
e certi fianchi e due gambette in polpa...
e i capelli un po' indietro forse a colpa
della fronte spaziosa, alta così...
E gli occhi belli e grandi, coi colori
che hanno tutt'oggi e che non scordo mai
e bocca e naso a posto come ormai
disdegnerebbe Salvator Dalì.
Prima ci vedevamo sul portone
e la baciavo in fretta sulle scale
ma facemmo del male, molto male
quando lo raccontammo a suo papà.
Era un uomo da prender con le buone
ma serio e furbo e colto a un punto tale
che ogni giorno studiava sul giornale
a menadito LA PUBBLICITA'
Quell'uomo cominciò: "Siamo d'accordo,
guardi però, che ho questa unica figlia
e quindi chiedo all'uomo che la piglia,
di metter su casa in società..."
Io cominciavo a diventar sordo
e non capivo proprio in quel momento
se avrei gradito un bell'appartamento
con tutte quante le comodità.
La parte in casa... Avevo l'opinione
che fosse un uso antico e un poco sciocco
inventato per metterla nel fiocco
alle lingue che sprizzano velen;
invece no, chi fa buona impressione
il fiocco al collo se lo trova lui
ma in tempo lo capii, ragion per cui
cercai non figurare troppo ben.
Allora vidi giù dai bei grandi occhi
sgorgare un pianto tanto prepotente
che non avendo dietro il salvagente
m'infilai lesto lesto il paletot.
Uscii che mi tremavano i ginocchi...
La ragazza mi disse sulle scale:
"Oh... se ascolti mio padre... ha fatto male..."
e infatti la ragazza mi lasciò.