Il medico condotto
Han chiamato il dottore d'urgenzama diluvia, c'è freddo, c'è fango
e la moto non ha il parafango
e chissà l'ammalato dov'è.
Ma il dottore che ha molta coscienza
dice: "Vengo. E' lontano?" " Dottore,
io col mulo ci ho messo quattr'ore
e la strada maestra non c'è."
" Ma sul mulo ci ho messo la sella
può coprirsi le gambe col telo
io ci monto di dietro sul pelo
e a qualche ora saremo lassù."
Detto fatto, la sera di quella
giornataccia davvero inclemente
il dottore arrivò finalmente
dove ormai non lo aspettano più.
Che la morte beffarda è sull'uscio
di una casa del borgo montano
e sghignazza e la falce che ha in mano
gronda sangue di vile color,
ma il dottore cui l'arido guscio
del mestiere non rende incosciente,
al colore non guarda per niente
e qualcosa gli brontola in cuor.
" Si, capisco dottore, se invece
di dovere salire qua in cima
con il mulo, poteva far prima...
sì, capisco, ma beva un caffè.
Tanto, vede, quassù quella specie
di selvaggi che piangono il morto
hanno torto, hanno torto, hanno torto.
Lui sta meglio al paese dov'è! "
Benedetto Valdesalici ha registrato questa poesia. Scaricala e ascoltala: lo merita.
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