La visita del ministro
Quando Civago sparpagliò la voceche il ministro veniva per davvero
due pertiche alla svelta messe in croce
spuntarono vicino al cimitero
e un cartellone interamente scritto
fu, lesto e presto, incima quelle infitto.
Faceva un tempo come Dio ci scampi:
l'acqua scrosciava senza interruzione
insieme a tuoni frammischiati a lampi
da far impallidire lo stregone
che scatena l'inferno ogni qualvolta
il prete vuol portarci a Pietravolta.
Ma proprio alla vigilia dell'arrivo
(e Dio la rovesciava con la secchia)
eccoti all'improvviso farsi vivo
la grande impresa Tresinaro Secchia
e in men che non si dica così sia
levò la prima pietra della via.
Così la voce che da qualche mese
ogni tanto faceva capolino,
prendeva forma. Dunque il modenese
fa sul serio la via di Bernardino?
Ma piove, mondo ladro, e con quest'acqua
voglion fare la via con il paracqua?
Poi venne il sole ed arrivò barbetta
cui però quei due colpi di piccone
e la pomposa scritta sopraddetta
fecero una magrissima impressione
tanto che disse: "Avete fatto questo?
E quanto ci vorrà per fare il resto?"
"Un annetto...? Davvero...?" Si vedeva
che pure a lui sembrava un po' azzardato
un sogno in cui neppure lui credeva.
Ma gli altri glielo avrebbero giurato
e allora disse: "Vada come vada
verrò fra un anno a inaugurar la strada."
Tutto andò bene finchè sullo scoglio
dei patti agrari, dopo qualche mese
il ministro perdette il portafoglio
e senza quello, dissero le imprese
come se non ci fossero le banche,
dove tiriamo fuori le palanche?
Così quantunque l'anno abbia la coda
la strada del ministro non arriva
ma per fortuna qui non c'è la moda
di suonare a sproposito la piva
e a chi ci sbaglia un conto, anche se grosso,
non usiamo tirar la croce addosso.
Tanto più che speriamo per davvero
con una fede degna di La Pira
che barbetta anche senza ministero
ci continui a tenere sotto mira
e nel cinquantasei voglia l'onore
d'inaugurar la via del senatore.